Trilobiti. I dodici racconti di un grande scrittore by Breece D'J Pancake

Trilobiti. I dodici racconti di un grande scrittore by Breece D'J Pancake

autore:Breece D'J Pancake [Pancake, Breece D'J]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Short Stories (single author), General, racconti brevi, narrativa americana
ISBN: 9788876382482
Google: DBaeK30lZgEC
editore: Isbn Edizioni
pubblicato: 2010-07-14T09:12:58+00:00


L’ATTACCABRIGHE

Nel silenzio, tra l’oscurità e la luce, Skeevy si risvegliò dal sogno dolorante. Si girò su un fianco, cercando sulla testa dei bernoccoli. Ce n’erano pochi, ma le ossa gli facevano male perché lo avevano picchiato con una sedia e le nocche insanguinate erano appiccicate alle lenzuola. La sua baracca era buia e vuota come una cisterna, ascoltò la sua voce che diceva: «Bund».

Il sogno era stato troppo reale, assomigliava troppo al combattimento reale che aveva avuto con Bund. Si chiese se aveva davvero cercato di uccidere il suo migliore amico. Sua madre lo aveva supplicato di lasciare la boxe quando avevano riportato a casa Bund mezzo suonato dall’ospedale. «Fai a botte se non ne puoi fare a meno» aveva detto lei, toccando la benda sopra l’occhio di Skeevy, «ma non farti più vedere con una benda, mai più. Non fare più del male a nessuno.»

Trudy borbottò piano mentre sognava e lui scivolò lentamente da sotto le coperte, cercando di non far cigolare le molle. Si sentiva vuoto quando le parlava e non voleva essere lì quando si fosse alzata. Si vestì e senza far rumore andò fino al frigorifero. C’era rimasto solo il coniglio; nonostante tutto, era carne selvatica e ne aveva bisogno.

Fuori, un bagliore filtrava da est attraverso la nebbia e tingeva la cima di rosa. Skeevy sapeva che Purserville era al di là di quella collina, ma sapeva che il bagliore non poteva provenire dalle sue luci. Si mise a salire la collina a ovest, in direzione di Clayton, con la voglia di allontanarsi da Hurricane, da Bund.

Quando fu in cima alla prima collinetta, guardò indietro verso la vallata, dove sapeva che Trudy stava ancora dormendo; poi lontano, oltre l’orizzonte, dove sapeva che Bund, seduto su una cassa di Coca Cola davanti a una stazione di servizio, chiedeva l’elemosina con la lingua molle di fuori. Skeevy si sentì stringere la pancia e si disse che era solo per la diarrea.

Arrivato alla miniera a cielo aperto, si sedette su una grossa pietra e mangiò il coniglio freddo mentre guardava giù, verso i tetti di Clayton: il magazzino della compagnia, la chiesa della compagnia, le case della compagnia, tutte risplendenti nelle loro lamiere inumidite dalla nebbia. Vide un minatore rubare un pezzo di catena dall’officina meccanica dove lavorava durante la settimana, si ripromise di riferirlo e se ne dimenticò in fretta. Attorno alle case vedeva dove le mogli avevano piantato i fiori, ma le piante erano tutte morte o stavano per morire per la costante doccia di polvere di carbone.

Appena fuori città, dall’altra parte della strada in macadam rispetto alla chiesa del Libero Arbitrio, c’era The Car, un vagone ristorante senza ruote abbandonato lì dopo che il legname da costruzione aveva fatto il suo tempo. La carcassa brillava come il guscio di una cozza nel sole della domenica.

Skeevy buttò tra i cespugli le ossa del coniglio perché le mangiassero i cani, si pulì le mani sui jeans e scese per la montagna verso il The Car. Mentre attraversava il



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